Cenerentola (storie al contrario)


Dopo la morte del caro babbo, le sorellastre l'avevano messa a pulire il camino, dalla sera fin al mattino,
tutta sporca di cenere, deridendola, la chiamavan Cenerella, o a volte Cenerentola;
puliva il camino da sola, mentre le altre la guardavan dalla poltrona,
era bella e odiata, ma pur sognava mentre nella cenere sempre stava;
divenne così amante del suo camino
, e come fosse un bambino, lo puliva maniacalmente mentre viaggiava nei sogni della sua mente.
Cenerella non si curava delle sorelle, in memoria dei consigli dell'amata mamma, di esser sempre forte e gentile con gli altri, anche se vengan dalle stalle; 
quando queste andavan via, lei orgogliosa si perdeva in ogni pulizia.
Ormai quella era la sua vita, non rosea, tutta nera, nella cenere dalla mattina fin alla sera;
poi puliva le mattonelle e pensava che anche le sue sorelle, con una ripulita potevan sembrar più belle,
si da trovare, con una fata, una loro strada innamorata,
sol così Cenerella avrebbe potuto dedicarsi in pace al suo lavoro e alla sua casa,
non più da risate e urla, tutta infestata,
una casa linda e pulita, così per tutta la vita.
Per la sua triste storia aveva rifiutato tanti amori, le bastava stare in pace con i suoi cari lavori;
fin quando per un incredibile destino, l'incantesimo invocato, per davvero non arrivò, e alla festa di un principe, ella si ritrovò pulita e rivestita, dalla quale all'oscuro dalla matrigna tenuta era, sempre di cenere sporca, malconcia e nera;
rimase poi stupita di quella grande villa, splendente com'era;
il principe, in tutta la sua gentile bellezza, subito la scorse, con le scarpette di cristallo, che eran nulla di fronte alla sua grazia, e sicuro di sé, al volo la mano le porse;
Ma Cenerella che si guardava intorno dalla pulizia, ammirata, a lui le spalle volse. 
Il principe infastidito e adirato non resse all’affronto,
così, per i suoi emissari, subito la convocò nel grande salone di corte per un rigido confronto;
ma ella fuggì e per le scale perse una scarpetta di cristallo, Cenerella lasciava di sè una traccia, per esser caduta in fallo. 
Il principe, imbestialito, fece chiamare dalle guardie tutte le ragazze del villaggio per provare loro la scarpetta di cristallo, sì da rintracciare la bella ribelle, subito da far processare.
Il principe annunciò a tutti che la bellezza della ragazza non poteva permettere cotanto affronto di fronte a tutto il suo mondo.   
Nel frattempo la maggiore delle due sorellastre si tagliò l’alluce con lama netta, per indossare la scarpetta, e farsi scegliere dal principe, nell'ambizione di un dorato e sicuro futuro. 
Scoperta così la sorellastra ingrata, davanti al principe fu portata, e il nobil uomo le chiese conto della sua sfrontatezza; ella disse lui che l’amava, e solo per distrazione alla festa si girava.
Il principe inorgoglito, non si accorse di esser di nuovo stato tradito, e pensando alla sua buona immagine la prese in sposa senza ulteriore indagine. 
Cenerella nascosta dentro al camino imbrattato, tutta scura sospirò per il pericolo scampato, 
e ancor più felice fù quando la matrigna con l’altra sorellastra furon prese a Corte a far le Dame, a testa bassa, nel reame.
Cenerella riprese così a far le pulizie in quella che era ormai la sua casa, ove ora tutto tace, e regna solo pace.
Guardò la luce del sole e un gran bagno fece col sapore delle viole;
gentile e bella divenne ella, per il villaggio la più rispettata, la più amata, la appellaron Venerella.
Il silenzio, la bellezza, e l’ordine sognato nel suo disegno, eran ormai il suo regno, con un destino forse umile, ma di certo molto degno. 
Vi cantava, vi spazzava, e felice sola stava, così vivendo a modo suo il mistero dell’amore, che comunque regnava nella sua integrità, nel suo cuore; 
un giorno, chissà, Venerella di un ragazzo si innamorerà. 
Ma nel ricordo di sua madre e della sua umiltà, felice della sua vita oggi era, dei tanti amici, della sua famiglia fatta di sogni, pensieri, e animali; avrebbe adesso potuto viver tutti i suoi giorni, sereni e normali, lontano da fastidi disumani. 


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