Camminando, il tuo spirito sognai.



Camminando, il tuo spirito sognai 

San Miniato, nostra regina per duecento lustri, regina di nobili, di pellegrini, di architetti
e di semplici genti dedite a erigerti, diligenti, tu ci parli.

San Miniato, oggi vorresti con fiducia aprirti a noi,sul sentiero percorso da antichi uomini di mestieri, pellegrini, artisti e condottieri.
San Miniato, oggi che ti sei desta ti stiri,

ma pur non ti concedi.
San Miniato, racchiusa nei tuoi santi snodi,
rimani celata a noi, ignari dei torti a te rivolti,
e tieni stretta la purezza dell’infinito,a cui non avevi ambito.
San Miniato, respingesti gli uomini
portatori del vento delle distruzioni,
ma neppure ai loro figli oggi ti concedi.San Miniato, oggi qualcuno con rispetto ti desta timido, attraversando le tue antiche vie illuminate dalle stelle,silenzioso e spirituale, cammina, quasi a chiederti fiducia,e a chiederti di perdonare, attratto dal tuo mistero e purezza, dai tuoi profumi che non si possono scordare.
San Miniato, oggi in molti cercano il tuo spirito
nei boschi di luna piena,
nelle morbide colline,
nei vigneti dal selvatico sapore,
stemperato dai tramonti di settembre;
altri si addentrano solitari nelle tue notturne e illuminate vie, nelle ombre degli archi con vista su lontani borghi
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radicati come querce solitarie su quei Passi protesi ad altre genti. Antiche e silenti strade,
oggi riaperte a noi
con la ritrovata chiave del cammino e dell’ascolto,

ci ricordano quel tuo alto spirito nascosto,
baciato dalla brezza che dal mare ti raggiunge,
a ripulir le nostre menti,
con nuova dedizione volta a cercare le tue parole; parole trovate col tremito delle foglie di ottobre,
i cui colori insegnano la pace,
la pazienza, il cammino verso la tua preziosa essenza. San Miniato, ci soccorri con divini spiragli,
raggi di luce filtrati nei tuoi scorci,con la tua antica bellezza a scuotere anime assopite,
in cerca di risveglio.
Nuovi viandanti del nuovo millennio
ti cercano e ti ascoltano nei tuoi cammini di preghiera. Parli di dimenticate gesta,
di pellegrini devoti nel cullare la tua sorte,
per costruire le tue mirabili mura con scorci di natura, non certo la tua morte.
San Miniato, così in te camminai,
respirando di notte le tue vie,
che mi parlavano con dure e dolci parole d’inverno,
cullate dalla tua soffice nebbia avvolgente,dalla Francigena ai Vicoli Carbonai,
sempre ti sognai.

Camminando, sogno che ci porgi la luce tua e dei tuoi colli, il tuo sereno volto,
che una volta chiese a quei viandanti in preghiera
l’edificazione di sacre fonti sul tuo più alto colle;
poi mi desto e vedo quei fatati luoghi di culto
dell’acqua e delle stelle, mirabili pietre antiche, oggi sovrane, che ci ricordano il tuo ruolo di pace e di culture,
in cima al colle con lo sguardo oltre l’Arno,
fino a perdersi su lontani monti di quel marmo a te caro,in simbiosi con la tua risolutezza,
armoniosa e modesta bellezza.
San Miniato, chiedesti poi case di divino culto,
ultimo artefice del tuo incanto architettonico,posato in valli dipinte dall’alto, a tocchi leggiadri,
che al mattino di brina sembrano smalto
a sorregger la torre di Fede che, sola, guarda in alto.
San Miniato, ma pur non ti concedi.
San Miniato, e ancora ti sognai,
nel nefasto secolo buio che giunse inaspettato,
tradita e violentata, così volesti rinchiudere il tuo splendore al tocco dell’uomo fattosi animale con furore,
non più accorto dell’ancestrale,
fiero ora di saper dialogare faccia a faccia col male.San Miniato, perdona
se volemmo inseguire grandezze e splendori di uomini empi, volti a raccoglier terreni, onori,
ignari del tuo immenso dai percorsi divini,
lasciato solo con l’incenso a consolar bambini.
San Miniato, a noi figli del consumonon è bastato osservare gli occhi vuoti dei nostri padri, seduti lungo le tue sofferenti vie,
a ricordare tristi le scorribande del ‘900;
così oggi abbiamo tolto quegli scranni
e, a testa bassa, lavoriamo,
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senza fermarci ad ascoltarti,
per rimuovere dalle menti quel passato.
San Miniato, allora ti chiudesti al tocco delle genti,
respingesti gli abitanti,
che non meritavano più quel progetto con te,
di un futuro sognato, ma in mille gemiti di bambini, strozzato. San Miniato, camminando ti sogno,
e poi ti vedo a riaprire il tuo cuore alla nostra civiltà,
per permetterci di viverti, di riprendere quel lontano cammino; per costruire con te un nuovo mondo,
mossi a te dalla rinata Francigena a quei Vicoli Carbonai,
fino a sorridere con te nelle tue nuove piazze,lastricate di armonie, risorte dalle nostre malcelate manie.
San Miniato, ti concederai,
se ti mostreremo il nostro cuore purificatodallo scorrer dell’acqua delle tue fonti,
salendo nuovamente a te con devozione,
con nuovo spirito sui tuoi antichi e bianchi sentieri,
fatti di alberi parlanti, di energie e natura avvolgente,
voluta a nostra fedele compagna.
La tua anima, oggi ci parla con forza
e ci chiede di esser di nuovo ascoltata,
lontano dai motori, al ritmo del passo umano,
scandito solo dai suoi celestiali suoni a bassa frequenza;
parla di te, di pace, di uomini belli, ingiustamente spenti, di- menticati da un’europa sorda, disarmata e disunita,
vittima di vendette e di ulteriori rimorsi,
che coi suoi timori repressi,
ci ha indicato soltanto strade fatte d’asfalto,
di velocità e di consumi,
volte a seppellire beati i nostri orrori.
San Miniato, noi ascolteremo di nuovo le tue valli
in lentiggini di stelle, nel silenzio ritrovato,
nel tuo immenso cielo
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ove t’insinui col tuo simbolo di Rocca, anch’essa violentata.
San Miniato nostra vittima,
noi esortiamo in te comprensione e rinascita, noi vogliamo vedere

e con te superare i nostri incubi giallo bollente,
in assordante grano privo di riparo,
ritoccato da non velate pennellate di rosso delirante. San Miniato, ora sapremo ascoltare

nei tuoi sovrani sentieri
la tua natura quieta e toccante,
col cuore aperto di un nuovo viandante,
unica a parlarci del tuo spirito;
e guardiamo limpidi le tue stelle di San Lorenzo,
da quel tuo grano che oggi ci vuol ridare
il suo calore quasi umano,
dimentico ormai delle vendette
che noi figli ci portiamo,in un cuore stanco di ripetere il nostro delirio umano. Cara San Miniato, di nuovo sorridente,
inviterai l’odierna gente,
fatta umile e accogliente,
nella tua sacra piazza,
ripensata con quel cuore visionario,
che anticamente esortasti,
e che chiedi oggi ribattezzar ‘della Concordia’, simbolo di pace e accoglienza,
incontro di viandanti ed emissari,
per parlarci di te e di noi,
fieri di aver saldato i nostri conti col passato,consapevoli dei nostri limiti, ma di nuovo liberi.
San Miniato, col tuo perdono,
col tuo invito alla luce
noi ascoltiamo di nuovo il tuo spirito camminando, ora sì, attenti alla tua storia, come sempre sognando.











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