8 marzo 2012 - 8 marzo 2013 Donne con le gonne






8 marzo 2012 - 8 marzo 2013 un anno qualunque o un ponte sul futuro?                                            

                                                           DONNE CON LE GONNE

                                                         Alessandro Niccoli

In Italia i problemi della discriminazione forse sono molto più gravi, che per es. in Spagna, Portogallo, Francia, Belgio, Inghilterra, e in tutti i paesi nordici, ma anche in Grecia, dove la donna ha un suo ruolo, una sua voce e stima, e anche una sua autorevolezza, riconosciuta e apprezzata.

Heidegger si domandava: cos’è il pensiero, cosa lo muove? La risposta è complessa da sintetizzare, dati gli importanti trattati da lui scritti sul tema. Volendo tracciare una sintesi, lui dice che nessuno di noi è libero di pensare con la propria testa, dati i pesanti condizionamenti sociali e culturali; dice che occorre fare un lavoro di pulizia, distogliersi dai condizionamenti, e osservare il nostro pensiero, e capire cosa gli da effettivamente spunto (quali sono i nostri veri interessi, da cosa traggono mossa, una volta depurato il pensiero da falsi modelli, che tutti i giorni ci riempiono la testa di sciocchezze tribali e retrograde).
Partendo da quanto sopra, è innegabile che la società italiana benchè laica sulla carta, subisca l'influenza e i condizionamenti fortissimi del cattolicesimo, del potere fine a se stesso, del maschilismo, della società patriarcale e di pura immagine, dove ancora non si vogliono accettare le potenzialità individualiste, nella pur loro accezione positiva del termine, sia al maschile, sia al femminile sia al plurale, sia al single, sia all’etero, sia all’omo.
Vediamo, infatti, che in chiesa, nei posti di comando, nel cancro delle grandi lobbies finanziarie, fin’anche alla massoneria, altro discutibile microcosmo di potere in un’inquinata Italia, non entrano donne, laddove entrassero, si farebbe sicuramente un po’ di pulizia.
Nei luoghi di potere la donna occupa una percentuale minima, gli stipendi sono in media del 25% più bassi, per non parlare di vessazioni di altro tipo sul genere omosessuale maschile e femminile.
Naturalmente questa è discriminazione. 
La donna fino agli anni 60 era non aveva un ruolo sociale, era ben considerata nel tirare su i figli, suo unico e stimato ruolo. Il voto alla donna è recente, della primavera del ’46 (legge del ’45); la violenza sessuale era inserita nei reati contro la morale familiare con il titolo di violenza carnale, e nei grandi processi di violenza, il risultato finale era che la donna assumeva il ruolo di persona sotto il riflettore. Il reato è divenuto violenza sessuale, inserito nei reati contro la persona solo con la L. 66 del ’96.
Con i condizionamenti di cui sopra e dentro la sacralità della famiglia tradizionale, laddove storicamente, prima della l. sul divorzio, la donna era imprigionata in casa, e a parte i mariti “modello”, dotati di forte etica, era ammissibile e tollerabile, per l’uomo, la relazione extraconiugale e la frequentazione di bordelli.
In un’Europa al passo con i tempi, nei paesi nordici, e anglosassoni, ove la coppia è fondata su un’onesta e reciproca assistenza, sull’amore e sul rispetto, appare retrograda la coppia italiana fondata sul dovere, con la felicità e il rispetto messi al bando; nel nostro paese appare fantascienza la coppia felice nordica basata sull’amore negli occhi, che quando finisce, non si trasforma in stalking e retrograde rivendicazioni.
Con i condizionamenti, pre-concetti e atteggiamenti maschilisti, e ancora, omofobi, presenti in Italia in ogni stato e grado sociale, la donna deve ancora lottare troppo per affermare la propria dignità e intelligenza, ed essere ascoltata nelle proprie idee e nel proprio spirito. 20 anni di berlusconismo hanno dato il colpo di grazia alla femminilità, intesa come profondità femminile, e messo la stessa sull'altare delle merci di scambio, con la corsa, spesso, ad esserlo, degradando l'essere umano femminile e non.
La parola “atteggiamento” (che in psicologia è descritta come “pre-costituzione mentale”), la donna non la può sconfiggere con un discorso a 4 occhi, perché le si chiede di lottare contro i mulini a vento per tutta la vita.
L’uomo ha (avrebbe) il diritto-dovere di lavorare 8 ore (sempre se oggi può) e tornare in casa, mettersi le pantofole (ma la percentuale si è ridotta), e attendere, cena, pulizie, vedere i figli puliti e accuditi, uscire per i suoi svaghi con amici, e perché no relazioni extra coniugali; ciò è il modello che si sarebbe potuto superare negli ultimi 20 anni, ma non lo si è fatto (la colpa è della maggioranza degli italiani, o dei trucchi del peggiore di essi?); ciò, in una cappa familiare, ideale per la società benpensante, fondata, questo è acclarato, solo su immagine e apparenze. Ecco perché a volte si crea l’opposto sbilanciamento della donna a braccia incrociate e sull’attenti, che a volte svilisce l’uomo stesso?
La donna, di fatto, dal canto suo, che con le unghie ha trovato una sorta di emancipazione ha, addirittura, non un lavoro, ma 3: 1) lavoro esterno (sottopagato), 2) lavoro in casa di accudimento figli, pulizie, preparazione pasti, lavaggi biancheria, accompagnamento figli ovunque … scuola, compleanni, palestre e hobbies vari; 3) lavoro di carattere psicologico, nel dover smontare giorno dopo giorno anno dopo anno i condizionamenti e gli atteggiamenti distorti del marito e della società, laddove un discorso fatto in faccia ad esso, e mettiamoci anche i familiari di sesso maschile (ma anche no, dato che il maschilismo talvolta pervade la donna stessa), da un’orecchio entra, dall’altro esce.
Giunti a questo punto, la società, e soprattutto, lo Stato, che ne è il risultato ha il compito di intervenire, dato che è impensabile pretendere che la donna, pur forte, si debba sobbarcare l’onere di cambiare le teste, dopo secoli di pregiudizi. Ciò provoca solo immani e infiniti sforzi e lotte, poi sviliti da un’eterna lotta contro i mulini a vento.
Ma lo stato dei grandi par-ti-ti, ha attuato politiche di tutela effettiva delle coppie di fatto, dei generi? Divorzio breve? Assistenza alle donne, tutele effettive per esse, e per i minori, non appagate da organi di assistenza giudiziaria non funzionanti? Lotte concrete contro le discriminazioni di genere nelle scuole? Nei luoghi di lavoro? No, lo Stato ha giocato per anni con Pacs e Dico, ha trasmesso in TV lotto e lotterie, portando solo anziane pensionate sole a spendere la loro pensione, e le vedi in struggente fila al tabacchino al mattino con ignorante speranza che brilla in occhi lucidi alla fine, dietro a gratta e vinci e numeri del lotto; vediamo quindi che uno Stato malato di affarismo, non tutore dei suoi figli, ha protetto le società dei video poker. Chissà perchè? Ma se i partiti tradizionali hanno fatto questo, cosa meritano? Riflettiamo, tuttavia, anche sulla nostra scarsa partecipazione e controllo della vita politica; non ci incontriamo in assemblee cittadine e convegni, non prestiamo attenzione a giornaliere discriminazioni e tiriamo dritto, senza sprecare una parola, perchè? Perchè abbiamo da fare, perchè è scomodo. Allora d'accordo, superiamo i partiti, ma superiamo anche noi stessi. Guardiamoci dentro, confrontiamoci e guardiamo avanti, oggi che abbiamo toccato il fondo.
Detto ciò, chiudiamo un dibattito, tipico italiano, dove per 20 anni tutti dicono tutto, per poi far prevalere l'inerzia conservatrice, di uno Stato laico, non laico.
E ritroviamo in una nuova coscienza collettiva quel progresso, quello spazio, troppo tempo occupato da partiti, con in pancia logiche di potere e di maschilismo, con in pancia troppi democristiani conservatori, che meglio farebbero se essi stessi non facessero nulla per il paese, ma si guardassero dentro, in vita privata, per se stessi.
Allora le istituzioni, portavoce e interpreti dei cambiamenti sociali, nel loro dovere di ascolto (purtroppo, anche in questa sua funzione, alquanto blando) delle istanze popolari, devono  interpretarle e tramutarle in leggi, non potendo non recepire una esigenza innata di giustizia e parità, ormai pressante, lasciando che le donne continuino questa svilente eterna battaglia (facendo 3 lavori, oltre che la psicologa degli altri e di se stessa), il cui risultato è solo svilimento e innaturale rapporto tra i sessi; rapporto innaturale, tutt’altro che costruttivo, ove la donna si deve porre nel rapporto con l’uomo su un necessario scalino del “chi va la”, per evitare i soliti luoghi comuni, mentre la bellezza della società si avrebbe in un rapporto di confronto paritario senza pre-concetti reciproci da dover smontare ogni qualvolta, e preliminarmente, all’inizio di ogni relazione e/o discorso e/o scambio di opinioni, senza partire dal dover dimostrare all’altro chi siamo, facendolo talvolta con maschere non nostre.
Detto ciò, le famose quote rosa, non devono svilire quelle donne che dicono di non averne bisogno, in quanto ci sono migliaia di donne che non hanno più la forza, ne il dovere, di fare tre lavori e lottare contro i mulini a vento.
Come lo Stato ha recepito, in un barlume di lucidità etica, il dettato che fumare fa male, anche nel rispetto dei fumatori passivi, non potendo attendere la civilizzazione e gentilezza dei fumatori, e ha imposto il divieto di fumo nei locali, con naturale accettazione, in quanto precetto , da parte di una comunità, comunque, ancora civile; come lo Stato toglie il diritto di guidare in stato di ebbrezza, non potendosi rimettere alle singole coscienze, altrettanto, lo Stato, non può attendere la crescita di 40.000.000 di coscienze in modo privatistico e associazionistico, senza aver dato aiuti e strumenti, a discapito di migliaia di sfortunate donne e in generale di generi diversi, per l’attuazione di esigenze consolidate di eguaglianza e di giustizia. Per cui le Istituzioni hanno il compito ormai ineludibile, di recepire i dettami costituzionali, per sua sola funzione e dovere.
Solo con l’attuazione di uno Stato civile e democratico, per mano anche della partecipazione attiva dei cittadini, senza dovere sprecare e tediare le forze femminili per altri 30 anni, sgolatesi in grida inascoltate, senza dover attendere l’intervento di migliaia di psicologi a migliorare gli pseudo-valori di cittadini, che manco credono di dover essere curati, con pochi anni di Quote Rosa, in ogni stato e grado della società, si arriverà a contemperare la presenza e il confronto nel nostro paese, delle due anime di questo mondo, e non solo. E queste pur deprecabili quote potranno essere abolite, in quanto la democrazia sarà compiuta. Probabilmente, allora, sarà il sesso cosiddetto forte ad aver bisogno delle quote celesti, a meno che non abbia nel frattempo abbandonato il falso ego del “pensiero condizionato” in una società sempre maschilista, in un tutt’uno con quelle donne che purtroppo ancor sono succubi e partecipi del ridetto pensiero viziato; donne disposte ancora oggi a sottomettersi ad esso, per condizione di nascita, dove credono in un diritto naturale distorto, ove è da prendere coscienza, oggi, del consolidato vero diritto naturale, che dovrà essere riconosciuto dal diritto statuale, in un ritrovato passo coi tempi.
Diritto al passo coi tempi, dove la Nazione, i tempi delle esigenze e della giustizia, si è ritrovata a doverli rincorrere attento e veloce, senza perdersi nella ruggine di una società macchinosa, succube dalle suddette false logiche, e condizionata da un bicameralismo arcaico e macchinoso, fatto di e per le poltrone; diritto naturale e statuale che dovrà essere riconosciuto al più presto da tutti in un paese da rinnovarsi completamente.
Quindi le famose quote rosa, non devono svilire quelle donne che dicono di non averne bisogno, in quanto ci sono migliaia di donne, da Nord a Sud, che non hanno più la forza, ne il dovere di lottare e di fare tre lavori sottopagati, per non parlare di violenza fisica e prevaricazioni, che se non fossero drammatiche, oggi parrebbero davvero ridicole. Come del resto ridicolo sembrerebbe un certo leader, un po’ omofobo, se non fosse per la drammaticità che quasi quasi, lo portava altri 20 anni a conservare la suddescritta situazione, nel nefasto immobilismo legislativo, coadiuvato peraltro da una certa agenda, detta "progressista" se non "civica". Ma l'Italia e la sua gente, nonostante tutto e nonostante le pene a cui si ritrova, economiche e morali, cresce.
Visto che abbiamo, attualmente, un grave problema di uno Stato debole e inefficiente, tanto da dover essere esso stesso, soccorso dai suoi cittadini (e si badi bene, che non basta aver scalzato 150 parlamentari marci, dato che il sistema è un covo di illegalità, individualismo maschilista e sordo ai gridi di giustizia, poi negata), ove il binomio dei falsi principi trasmessi in TV da 20 anni, varie burlesque, e dei tagli alla scuola pubblica, ci fanno guardare con nostalgia alla società di 20 anni or sono, ottimista e poi tradita e inorridita da dibattiti irrealizzati sul conflitto di interessi e da migliaia di inciuci in stanze di politica e affari, in assenza di leggi. Vista tale totale regressione che ci spinge verso una rivoluzione di valori e dell'essere, per andare verso un nuovo Stato laico (non solo sulla carta), libero e fondato sull’onestà, sull'uguaglianza e sulla solidarietà, dove oltre al PIL occorre guardare al PIL del benessere, al PIL dei valori e della felicità, che si rifletta tutti! Si sappia a questo punto, che il problema non sono solo i soldi, dove la società è depressa nell'animo, svuotata dentro, ma occorre riscoprire appieno i nostri valori conservati con gelosia da poche persone, forse quei vecchi senza più forze per darci indirizzi, che troviamo al mattino a giocarsi i numeri; si sappia che oggi siamo solo noi i custodi di quei principi, per andare verso un totale ridimensionamento e bilanciamento nei rapporti umani, nei nostri sguardi, nei nostri consumi etici e critici, in noi stessi, dopo avere sgombrato le nostre menti con sana attenzione per piccole cose semplici, naturali, verso una ritrovata ricchezza nei nostri rapporti umani, in direzione opposta dalle proposte di felicità nel consumo rateizzato.
Occorre andare verso una solidarietà, anche privata, oltreché pubblica che altro non è che comprensione, verso un amico, verso un essere che soffre, quando domani a soffrire potremmo essere noi, oltre il dis-valore della competizione, dell’arrivismo e dell’invidia. Nuovi rapporti umani e di coppia, basati sull'ascolto, dato che la famiglia è il microcosmo sociale della società, ma non solo (e mettiamocelo in testa, perchè il microcosmo, oggi da tutelare, è l'essere umano; donna, uomo, e omosessuale, tutti nei loro colori e credi). Per cui la famiglia, e non solo, tutti gli individui, devono oggi, nello stato di degrado morale e spirituale, oltre che economico, in cui ci troviamo, ripensare ad un proprio essere vero, rifuggendo dai condizionamenti, con semplici esercizi di rimozione, per basarlo sull’onestà, sulla parità e sulla condanna delle tante discriminazioni, come avviene in altri paesi più evoluti del nostro e meno condizionati.
Lo Stato, oggi, non ha più il tempo di giocare, di fare lo specchio della società, laico, ma non troppo, giocando con l'aiuto di qualche intellettualismo di troppo (non dimentichiamo pure il nepotismo maschilista nel sistema di assegnazione delle cattedre italiane; sistema ottocentesco che tiene fermo il paese, nell'ottica dei privilegi, e non in quella dei meriti); appunto: “si cambiano i valori della microsocietà dopo che sono cambiati e migliorati i valori della macrosocietà”. Eterno serpente che si morde la coda, perpetrando all’infinito il circolo vizioso di una società falsa, corrotta e priva di valori sani, priva di bilanciati rapporti di coppia, nella coppia, tra individui, nel lavoro, laddove la donna o la persona omosessuale, sono sempre costretti a lottare contro pre-concetti e atteggiamenti, per affermare le proprie idee, invece di poter dedicare in toto le proprie energie ai propri interessi, come puro diritto naturale e costituzionale di essere libero in libero Stato; per avere i propri spazi culturali, di tempo libero e di riposo, nel principio costituzionale di EGUAGLIANZA, ormai disperso nei meandri dei centri commerciali, che guarda un po’, prediligono la donna come impiegata della domenica, poi vituperata, in sordina, dallo smantellamento di diritti, frutto di grandi battaglie di altre donne e uomini, di altri tempi. Ma questa è un’altra storia, se non fosse che oggi, un certo ministro, con un certo Capo dello Stato, in un sempre pomposo palazzo, fanno, haimè, tanti salamelecchi in onore della donna. Cambia qualcosa, dalla grave offesa del B., operata nei confronti di una donna, in campagna elettorale? Forse, nelle forme, ma non nella sostanza! Purtroppo, dobbiamo prendere atto del fatto che la menzogna e il dileggio è generalizzato, al di la delle forme.
Quindi, lo Stato, come prende contezza che i diritti umani vanno tutelati, senza attendere che ai soprusi si debba provvedere da soli, dato il radicamento in Italia di secolari e radicati falsi e disdicevoli valori di machiavellica impronta, invece di apprezzare la donna un giorno all’anno al Quirinale e su tutti i mezzi pubblici (che dovrebbero avere altra funzione informativa) con un’insulsa festa della donna (utile tuttavia a farci riflettere tutti insieme), dovrebbe cominciare a legiferare per attuare la COSTITUZIONE. Lo deve fare con necessarie leggi, e non con finti, decennali, e inutili dibattiti.
La nostra società sarà quindi compiuta solo quando la vita sociale e politica avrà potuto godere dell’apporto di fantasia, forza, ideali, etica femminile, in un naturale e costruttivo dialogo col compagno uomo, o anche donna, a questo punto rinvigorito dalla ritrovata ed apprezzata personalità e spirito femminile, in un suo naturale divenire, specchio e compagna di progetti; forza femminile, che viceversa non può andare dispersa in una quotidiana e ostinata lotta di auto-affermazione, in un paese dove si continua tutti i giorni a uccidere e violentare per gelosia. Donne, che se sole, trovano aiuto e confronto/conforto solo in altre donne, e se sposate, in molte realtà retrograde, e non, nel frastagliato tessuto da Nord a Sud, hanno solo il dovere, imprigionate, di amare una maschera. La donna ha con coraggio trovato forza in se stessa e nell’associazionismo femminile, ma anche questo diventerà una svilente stortura e tortura, se teso ad una eterna lotta di affermazione, e non di dialogo e crescita con l’altro sesso, non potendo attendere il cambiamento epocale delle teste di gran parte della popolazione adulta, e avendo quindi la necessità che lo Stato recepisca, come deve, insopprimibili esigenze emergenti dalla nostra malata società, di tutela di tutti i generi.


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