Video-dialogo-testimonianze del 9.8.18 sull' eccidio del Duomo di San Miniato del 22.7.44

                      

Il Duomo di S.Miniato non visibile, timido, nascosto, violato, rifatto bello, ma tradito più volte 




VIDEO-DIALOGO tra TERESA LAMI-BELLANDI, PAOLA CHELI-NICCOLI, E FRANCESCO TADDEI del 9.8.2018:    

                                      clicca qui: https://youtu.be/kgXSKt2-8HU







Il '22 nasce il fascismo, il 22 avviene l'eccidio del Duomo. Il '44 arriva dopo 22 anni. 
È un caso?  Forse... 
ma le parole sono importanti (oltre ai numeri). 


22 luglio 1944   Eccidio al Duomo di S.Miniato di 55 cittadini, uomini, donne e bambini innocenti.

Giovedi 9 agosto 2018, ne hanno voluto parlare in tutta tranquillità, in modo semplice, senza costruzioni, preconcetti, con sola onestà intellettuale della memoria, di fronte alla Rocca di Federico II, di lì a poco fatta saltare, cittadini sanminiatesi  (gli ultimi testimoni diretti).
Sono stati ricordati aneddoti vissuti direttamente e testimonianze ascoltate, oltre a quelle scritte, e rese pubbliche, ritrovate nel 1994 in un armadio (ribattezzato: "armadio della vergogna") scoperto a Roma nel Palazzo Cesi-Gaddi, rivolto verso il muro!
Sono stati ricordati molti aneddoti, come quello del bimbo Giuliano che ricorda il tedesco Hans di guardia al portone del Duomo, che esortava il primo di non entrare in chiesa (perché sennò... bum bum), o quello del soldato polacco-tedesco, innamorato di Elvezia, che in S.Domenico si sgolava per far capire alle centinaia di cittadini ivi stipati di scappare nei sotterranei (per le mine piazzate in chiesa...  -poi sugli scalini dell'altare avvenne l'esplosione-), o le anomale comunioni fatte in Duomo poco prima dell'eccidio, in assenza di confessione (!), e prima della fuga degli stessi prelati; poi il Duomo sprangato dall'esterno per impedire ai predestinati di fuggire, il triste ultimo diario della sig.ra Volpini, la quale prevede qualcosa di brutto, le criminali mine anti-uomo nascoste ovunque per far saltare chi rientrava in casa dopo la fuga dei Nazisti, il fonogramma inviato a Berlino dai Nazisti lo stesso 22.7.44 (che annunciava il compimento della strage), mentre due giorni dopo l'eccidio saltava anche la Torre di Federico II, posta a pochissima distanza dal Duomo.
Fino al ricordo di Francesco Taddei, per averla letta, della lettera spedita al Comune di San Miniato dal Presidente Scalfaro con la quale, lo stesso, meglio esaminati i fatti, decise di prendere le distanze dalla II lapide, perchè i fatti non erano chiari (gli era stata posta alla firma, sulla fiducia). Così infatti sancì il Tribunale di La Spezia nel 2002 (archiviazione per assenza di prove) (1).
Lapide ancora oggi esposta sotto i Chiostri (ma non all'interno del nuovo Museo della Memoria di S.Miniato) accanto alla prima lapide che invece parlava di responsabilità tedesche (emerse dall'indagine diretta in un più di un anno di audizioni ed esami documenti, da parte del Giudice fiorentino dott. Giannattasio).

La "storia è una cosa seria" ci dice Francesco Taddei nella video-intervista, snocciolando una serie di fatti e domande a cui gli sponsor della responsabilità americana non hanno mai saputo rispondere. 
Dato che sulla II indegna lapide si è scritto che la verità va affermata, ciò non vuol dire che dobbiamo per forza  inventarne una, ed esporre il falso... per affermarla. Questo non è da Storici Seri. 
Ma l'hanno fatto! Si sono arrogati il diritto di promuovere questo scempio, i fautori di tale II lapide, ribattezzata ormai dalla cittadinanza: "Lapide della Vergogna", che starebbe bene infilata a Roma, nell'armadio della Vergogna", insieme alle testimonianze che la smentiscono  (tra cui, quella del Vescovo Giubbi, resa alla domande del magistrato: "la responsabilità di chi è? Risposta: E' tedesca!"  Prelato Poi accusato dal popolo di sapere del progetto di sterminio e di non aver fatto nulla per evitarlo. 
Quindi, coloro che hanno voluto riabilitare la memoria del Giubbi, così facendo, non si sono preoccupati, della memoria dei caduti e della Storia (quella con la S maiuscola); con ciò riuscendo ad ottenere da una debole Amm.ne comunale sanminiatese, tale vergognoso marmo, apposto sulla pubblica via, accanto a quello di interesse Storico apposto nel 1954 a memoria dei caduti, dalle ignobili azioni tedesche. Questa Lapide (che disorienta i visitatori del nuovo Museo della Memoria di San Miniato), per la Soprintendenza ai beni storici, non poteva essere tolta; e allora ecco lo sconcertante artifizio: stato creato il paradossale e inquietante, per una Democrazia, falso storico, per cosa? L'hanno fatto indegnamente e subdolamente, con indimostrate ripetute congetture promosse da presunti storici (nessuno Storico), uccidendo due volte le 55 vittime del Duomo.
Ma la responsabilità di questa Lapide della Vergogna, alla fine, non è di questi pseudo storici che l'hanno richiesta al Comune di S.Miniato, e portatori interessi particolari. Le responsabilità sono proprio dello stesso debole Comune.
Ma la Storia non la possono scrivono i comuni, e neanche gli interessi di parte. 
La storia va scritta solo con onestà intellettuale, quando la si può scrivere. 


Grazie a Maria Teresa Lami Bellandi all'epoca staffetta quindicenne dei partigiani, Paola Cheli Niccoli (all'epoca 7 anni) e a Francesco Taddei, per averci consegnato le loro memorie, i fatti visti, vissuti, le loro sensazioni, i racconti uditi. 



(1)  ULTIMO PASSO DEL DECRETO DI ARCHIVIAZIONE DEL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI DR. MARCO DE PAOLIS, DEPOSITATO IN LA SPEZIA, 20.04.2002, RELATIVO ALLE INDAGINI RIAPERTE A SEGUITO DEL RITROVAMENTO DI DOCUMENTI RELATIVI AI CRIMINI DI GUERRA NEGLI ARCHIVI DELLA PROCURA MILITARE GENERALE DI ROMA (cd. ARMADIO DELLA VERGOGNA):

                                                                                     IL GIP
                                                                                  OSSERVA
-CONSIDERATO CHE SONO STATI TRASMESSI A QUESTO UFFICIO GLI ATTI RELATIVI AI CRMINI DI GUERRA SOPRAINDICATI RELATIVI AD OLTRE CINQUANT'ANNI DALLA DATA DELLA COMMISSIONE DEI FATTI; ...
-che l'attento esame della copiosa documentazione raccolta consente di condividere le conclusioni avanzate dal Pubblico Ministero, non ravvedendosi nella specie elementi obiettivi né per ritenere che lo scoppio della granata o, comunque, dell'ordigno esplosivo che ebbe a provocare la strage delle persone civili raccolte nella chiesa, sia stato dolosamente provocato dai militari tedeschi che occupavano la zona al fine di determinare la morte delle persone stesse, né per reputare con certezza che essa sia attribuibile ad un errato tiro di artiglieria delle forze armate alleate impegnate nella zona ove avvenivano i combattimenti contro l'esercito tedesco; ...
 -che comunque, nessun elemento è stato concretamente raccolto per giungere all'identificazione dei responsabili;
-che pertanto - allo stato - deve ragionevolmente ritenersi che l'ipotesi maggiormente preferibile sia quella dell'incidente bellico, ovverosia del colpo di artiglieria erroneamente caduto su un bersaglio civile e non militare, da qualsiasi fronte - alleato o germanico - provenisse.
-Ritenuto, pertanto, che non sussistano - allo stato ed all'esito delle investigazioni effettuate - elementi obiettivi per ricondurre il fatto alla responsabilità personale di alcun soggetto individuato, di guisa che la notizia di reato deve considerarsi a tale stregua infondata o, in subordine, destinata all'archiviazione per essere rimasti ignoti gli autori del fatto.
                                                                                         P.Q.M.
Visti gli art. 409/415 cpp - 125 dispersi att. cpp - 261 camp
DISPONE
l'archiviazione del procedimento ed Ordina la restituzione degli atti al Pubblico Ministero in Sede.
La Spezia, 20 aprile 2002
                                                                                       Il Giudice
                                                                        per le indagini preliminari
                                                                          (dott. Marco De Paolis)





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